Partigiani sardi sopravvissuti -Triveneto-

Risiera di San Sabba, Trieste.
(Foto di Silvia Seu)

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Partigiano Salvatore Bulla

Partigiano Luigi Cuomo

Partigiano Luigi Lai

Partigiano Severino Lutzu

Foto tratta dal libro “Quelli della montagna” di Giacuzzo e Scotti.
Partigiano Luigi Podda

Partigiano Mario Prunas

Partigiano Luigi Puxeddu

Partigiano Antonio Raga

Bernardino Ruiu
Partigiano Bernardino Ruiu



Partigiani sardi caduti nel Triveneto -3-

Celle di detenzione, Risiera di San Sabba.
Vi trovò la morte il partigiano sardo Giovanni Serio
(foto di Silvia Seu)

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Partigiano Salvatore Saba

Foto tratta dal sito La Nuova Sardegna
Partigiano Giorgio Sanna

Partigiano Giovanni Sanna

Partigiano Sebastiano Sanna

Partigiano Giovanni Serio

Partigiano Antonio Serpi

Partigiano Gavino Soddu

Partigiano Salvatore Villani

Partigiano Maurizio Violini

Partigiano Michele Zidda

Partigiano Antonio Zucca



Partigiani sardi caduti nel Triveneto -2-

Eccidio di Bassano del Grappa.
Tra le vittime, il sardo Giuseppe Giuliani

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Partigiano Gavino Gavini
Scheda campo concentramento

Partigiano Giuseppe Giuliani
L’albero di Giuseppe Giuliani. Foto tratta dal sito: “Pietre della memoria“.

Partigiano Gesuino Manca

Partigiano Enrico Marcia

Partigiano Francesco Marras

Bartolomeo Meloni
Foto tratta dal sito: Pietre d’inciampo Venezia
Attestato di morte compilato a Dachau

Pietro Meloni
(Foto tratta dal sito “Da Verona ai lager“)
Partigiano Pietro Meloni
Lapide Palazzo Barbieri (foto di Silvia Seu)

Partigiano Gianni Merlo

Partigiano Egidio Mesina

Partigiano Alessandro Micheli

Partigiano Giuseppe Micheli

Partigiano Pasquale Muolo

Partigiano Bachisio Pau

Partigiano Pasquale Perra

Partigiano Antonio Pinna

Partigiano Salvatore Piras

Partigiano Salvatore Piredda

Partigiano Carmelo Piu


Partigiani sardi caduti nel Triveneto -1-

Lapide Eccidio di Blessaglia.
Vi si leggono i nomi di Antonio Cossa e Bachisio Pau
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Mario Ardu
(Foto tratta dal sito “Da Verona ai lager“)
Qualifica partigiano Ardu
Scheda Flossenburg

Flavio Busonera
(Foto tratta dal sito “Tottus in pari“)
Qualifica partigiano Busonera
A sinistra, Busonera.
Foto tratta dal sito: Blog di Padova

Partigiano Cabriolu Puddu Giovanni
Scheda Dachau

Partigiano Pietro Campus

Partigiano Giuseppe Carboni

Partigiano Antonio Caria


Partigiano Battista Cherchi



Partigiano Carmine Congiargiu
Murale Congiargiu a Orgosolo


Partigiano Antonio Cossa

Partigiano Giuseppe Cuccu


Partigiano Antonio Deiana

Partigiano Giorgio Delogu

Partigiano Angelo Erriu

Partigiano Antonio Falchi

Partigiano Mauro Antonio Fancello
Croce Rossa Internazionale

Partigiano Mario Farina



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Partigiani sardi nel Triveneto



Riepilogo caduti Grande Guerra Villaputzu

Tomba del Duca d’Aosta, Comandante della Terza Armata
(foto di Silvia Seu)



1915-18: Caduti di Villaputzu dalla S alla Z

Dettaglio Sacrario Redipuglia
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla S alla Z

Sanna Domenico, figlio di Mariannica Sanna e di padre ignoto, nacque a Villaputzu il 6 maggio 1882. Coniugato il 30 aprile 1904 con Giuseppina Carrus. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di zampogniere.
Soldato del 316° Battaglione Milizie Territoriali.
Morì il 14 settembre 1918, alle ore antimeridiane 3 e 15 minuti, nell’Ospedale Civico di Modena, come indicato nell’atto di morte trasmesso dall’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Modena e pervenuto al Comune di Villaputzu nell’aprile del 1919. Aveva 36 anni.
Al momento dell’entrata in guerra, l’Esercito italiano era suddiviso in tre forze: l’Esercito in servizio permanente (formato dai soldati chiamati alla leva obbligatoria della durata di 2 anni), la Milizia Mobile (formata dai congedati ancora in piena efficienza fisica e pronta a subentrare nel conflitto) e la Milizia Territoriale (composta dagli elementi più anziani, da impiegare come ulteriore riserva e per la difesa interna dello Stato). Sanna faceva parte di quest’ultima Milizia.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Schirru Giovanni -Giovannico nell’atto di nascita-, figlio di Efisio (bracciante) e Francesca Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 22 gennaio 1894. Celibe.
Soldato del 210° Reggimento Fanteria (Brigata Bisagno).
Morì il 9 giugno 1916, alle ore antimeridiane 11 e 50 minuti, nello Spedale Militare di Verona posto in piazza Santo Spirito, come indicato nell’atto di morte inviato dal Municipio di Verona e pervenuto al Comune di Villaputzu nel marzo del 1917. Nell’Albo d’Oro risulta essere deceduto per ferite riportate in combattimento. Aveva 22 anni.
I militari deceduti negli ospedali venivano generalmente sepolti nei cimiteri comunali della città. Nel caso di Verona, i soldati riposano nel Sacrario Militare dei caduti della Prima guerra mondiale, all’interno del Cimitero Monumentale. Tra le spoglie dei 3.925 caduti ivi tumulati, una lapide riporta il nome di Schirru.
La Brigata Bisagno fu costituita nel marzo del 1916 e il 22 maggio venne schierata in linea nel settore del Pòsina, nel vicentino, per garantire la difesa della zona. In queste settimane di violenti combattimenti, i ripetuti attacchi degli austro-ungarici ebbero come risultato una piccola rettifica del fronte, ma in generale non si concretizzarono in netti vantaggi territoriali.
Nelle giornate dal 19 maggio al 7 agosto, la Bisagno registrò un alto numero di vittime. In particolare, il 210° Reggimento contò, tra gli ufficiali 4 morti, 14 feriti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 104 morti, 669 feriti e 224 dispersi.


Estratto Atto di morte di Secci (errore Sicci)

Secci Eugenio, figlio di Giovanni (contadino) e Pietrina Palla (massaia), nacque a Villaputzu il 31 marzo 1892. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 9^ Compagnia, matricola N. 42192.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 7 gennaio 1916 alle ore 20 e 30 minuti, a Perteole (frazione di Ruda in provincia di Udine) nell’ospedale da campo N. 014, in seguito a “colera”. Aveva 23 anni.
Il corpo di Secci, inizialmente tumulato nel cimitero militare di Perteole, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario monumentale di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 34.762 al gradone 19. Da sottolineare come, ancora una volta, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Sicci” al posto di Secci, così come la data di morte che è posticipata di un giorno (8 gennaio 1916). In questo caso la fonte dell’errore, però, è da ricercare a monte, visto che anche l’atto di morte riporta lo stesso sbaglio nel cognome.
Un altro suo compaesano, nonchè commilitone della Brigata Sassari, era deceduto pochi giorni prima a Perteole, sempre a causa della gastroenterite colerica contratta in trincea: Follesa Genesio, appena più grande di un anno. Nelle prime fasi del conflitto, un’epidemia di colera si diffuse rapidamente sul fronte isontino, favorita dalle condizioni di vita disumane, dalle precarie condizioni igieniche delle trincee e dalla mancanza di acqua potabile. Solo dopo l’inverno 1915/1916 si poté procedere alla vaccinazione delle truppe contro il colera e il tifo. Cifre ufficiali indicano, da luglio all’inizio di dicembre 1915, circa 7900 contagiati e un totale di 2288 decessi, grosso modo il trenta per cento dei casi. Una nuova impennata di contagi si registrò nel dicembre 1915 con 3700 nuovi ammalati.


Trincee sul M. San Michele (foto di Silvia Seu)

Seu Eugenio, figlio di Priamo (macellaio) e Raffaela Cara (massaia), nacque a Villaputzu il 18 dicembre 1893. Celibe. Fratello minore di Serafino, anch’egli deceduto nel conflitto.
Soldato del 148° Reggimento Fanteria (Brigata Caltanissetta), 9^ Compagnia, matricola N. 42193.
Grazie alla lettura dei fogli matricolari conservati nell’Archivio di Stato di Cagliari, abbiamo maggiori informazioni riguardanti la carriera del soldato. Alto 158 cm, capelli e occhi castani, analfabeta, Eugenio prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore. Soldato di leva di 1^ categoria facente parte del distretto di Cagliari, dichiarato rivedibile, fu lasciato in congedo illimitato il 5 giugno 1914. Fu richiamato alle armi il 9 settembre 1914, il 9 ottobre risulta arruolato nelle file del 75° Reggimento di Fanteria e, a partire dal 5 gennaio 1915, nel 148° Reggimento Fanteria. L’8 giugno dello stesso anno, nelle prime fasi del conflitto, giunse in territorio dichiarato in stato di guerra.
Eugenio rimase gravemente ferito durante un combattimento avvenuto il 28 ottobre 1915 sul Monte San Michele e venne ricoverato nell’Ospedale da campo N. 009 da 100 letti nel comune di Medea (provincia di Gorizia), dove morì il 30 ottobre 1915, alle ore 7.30. Aveva 21 anni. Nell’estratto dell’atto di morte è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a shock per ferita da scheggia di granata all’avambraccio sinistro con frattura del radio e ferita da shrapnel alla coscia sinistra con frattura del femore”. Lo shrapnel, adottato da quasi tutti gli eserciti durante il conflitto, era un proiettile di grandi dimensioni contenente al suo interno pallottole che, al momento dell’esplosione in aria o in terra, venivano scagliate tutt’intorno con conseguenze letali per i soldati.
Il corpo di Eugenio, inizialmente sepolto nel Cimitero militare di Medea, nella tomba 45 B, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario militare di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 34470 al gradone 19. Da sottolineare come, anche in questo caso, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Sen” al posto di Seu, mentre risulta essere esatta la data del decesso. Lo sbaglio probabilmente nasce da una veloce e superficiale trascrizione del cognome riportato nei documenti ufficiali in corsivo (la “u” si poteva facilmente confondere con la “n”).
Eugenio venne ferito mortalmente durante la Terza battaglia dell’Isonzo (18 ottobre 1915 – 4 novembre 1915). Alla fine di ottobre, la Brigata Caltanissetta schierò il 148° Reggimento su Bosco Lancia e il 147° su Bosco Cappuccio. La Brigata si rese protagonista di una lotta accanita contro il nemico, con le posizioni avversarie che furono più volte conquistate e perdute grazie alla reazione dei difensori.
In questa fase, tra il 22 ottobre e il 16 novembre, le perdite furono ingentissime: solo il 148° Reggimento registrò tra gli ufficiali 13 morti, 28 feriti e 8 dispersi, e tra gli uomini di truppa 145 morti, 752 feriti e 329 dispersi.


Serafino Seu

Seu Serafino, figlio di Priamo (macellaio) e Raffaela Cara (massaia), nacque a Villaputzu il 24 ottobre 1891. Coniugato con Lucia Melis il 15 gennaio 1917. Fratello maggiore di Eugenio, anch’egli deceduto nel conflitto.
Caporale del 14° Reggimento Bersaglieri, 5^ Compagnia, matricola N. 34829.
Come per il fratello Eugenio, anche nel caso di Serafino grazie ai numerosi documenti a nostra disposizione, possiamo ricostruire nel dettaglio la sua storia.
Dai fogli matricolari rinvenuti nell’Archivio di Stato di Cagliari, si evince che Serafino era alto 164 cm, aveva occhi e capelli neri, come segno particolare un neo sulla guancia destra, al momento dell’arruolamento era analfabeta e prima della mobilitazione militare esercitava la professione di contadino.
Soldato di leva di 1^ Categoria nel Distretto di Cagliari, venne mandato in congedo illimitato il 26 aprile 1911, per poi essere richiamato alle armi il 23 ottobre dello stesso anno. Con l’11° Reggimento dei Bersaglieri si imbarcò a Napoli il 25 aprile 1912 per raggiungere la Tripolitania e la Cirenaica, dove nel settembre del 1911 aveva avuto inizio la Guerra italo-turca per la conquista da parte del Regno d’Italia delle due regioni nordafricane. Dichiarato zappatore il 25 giugno 1913 (addetto allo scavo delle trincee e più in generale all’approntamento delle posizioni/postazioni di linea, ricoveri, baracche), rientrò in Italia per rimpatrio sbarcando a Napoli il 28 agosto 1913.
Per la partecipazione alla Campagna di guerra italo-turca ottenne un encomio: “Dimostrò lodevole calma e coraggio in combattimento e slancio e valore nell’attacco alla baionetta. – Sidi Said, 14 luglio 1912“.
Richiamato alle armi il 15 luglio 1914 nelle file del 3° Reggimento Bersaglieri, riuscì a far ottenere al fratello Ferdinando la dispensa alla chiamata alle armi, anche se lo stesso verrà poi arruolato nel maggio del 1915 a seguito di un nuovo Decreto Regio e giungerà in territorio di guerra con il 151° Reggimento Fanteria nel novembre di quello stesso anno.
Mandato in congedo illimitato il 31 ottobre 1914, con lo scoppio della Grande guerra Serafino venne richiamato alle armi il 23 aprile 1915 e inviato in territorio in stato di guerra il mese successivo. Dopo un breve esonero temporaneo, fu trasferito nel 14° Reggimento Bersaglieri e inviato al fronte il 21 marzo 1916.
Il 12 gennaio 1917, mentre si trovava a Villaputzu per la breve licenza invernale, ottenne la dispensa dalle pubblicazioni e l’ammissione al matrimonio da contrarre con Lucia Melis, dispensa ottenuta grazie alle leggi vigenti in tempo di guerra.
Ritornato al fronte, venne fatto prigioniero nel fatto d’armi di Caporetto il 28 ottobre 1917 e morì in prigionia a Milowitz (Boemia) il 2 settembre 1918. Aveva 26 anni.

Dettaglio errore cognome.

Il Comune di Villaputzu ricevette dal Ministero della Guerra l’atto di morte (compilato dal nemico) del soldato Serafino Seu il 29 giugno 1920, morte poi confermata nel febbraio del 1928. Grazie a questo documento sappiamo che il soldato ricevette i sacramenti secondo il rito cattolico dal curato del campo e che il 4 settembre 1918 fu seppellito nel Cimitero militare di Milowitz (oggi Milovice), luogo in cui riposa tuttora. Il corpo di Serafino è all’interno della fossa comune 200/2 e anche nel suo caso, così come per il fratello Eugenio, il cognome presenta lo stesso errore di trascrizione: “Sen” al posto di Seu.
Dopo lo sfondamento di Caporetto, con l’aumento vertiginoso dei prigionieri, la situazione nel campo divenne più che drammatica. Le autorità austriache non riuscivano a sfamare il gran numero di internati che, abbandonati a se stessi e senza l’aiuto delle autorità italiane, morivano principalmente di fame e di stenti. Il campo ospitò 15.000 soldati italiani, di questi almeno 7.000 non riuscirono a sopravvivere alle durissime condizioni di vita. Tra loro vi era anche Serafino, morto di edema.
Il 14° Reggimento Bersaglieri, a partire dal 1° aprile 1917, costituì assieme al 20° Reggimento la IV Brigata Bersaglieri. Il 21 ottobre i due reggimenti vennero trasferiti, per ferrovia, a Cividale per poi essere schierati sulle pendici Sud del Monte Matajur con il compito di bloccare un’eventuale offensiva nemica. Travolta dall’avanzata austro-tedesca in quella che viene ricordata come la disfatta di Caporetto, la Brigata fu costretta a ripiegare dopo aver sacrificato buona parte dei suoi soldati.
In questa fase, tra il 24 ottobre e il 12 novembre, il 14° Reggimento Bersaglieri registrò tra gli ufficiali 4 morti, 2 feriti e 20 dispersi, e tra gli uomini di truppa 32 feriti e ben 1503 dispersi, a dimostrazione dell’alto numero di soldati fatti prigionieri dal nemico.


Sirigu Efisio, figlio di Antonio (minatore) e Angelina Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 28 maggio 1895. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari).
Morì il 27 luglio 1916, alle ore 5.00, nell’Ospedale territoriale di via Arena 42 a Milano, come certificato dall’atto di morte inviato dall’ufficio dello Stato Civile di Milano al Comune di Villaputzu nel maggio del 1918. Aveva 21 anni. Nel documento non viene specificata la causa di morte.
I resti di Sirigu oggi riposano nel Cimitero Monumentale di Milano, precisamente nel Sacrario di Sant’Ambrogio, nell’ossario N. 3219. Nello stesso cimitero riposa anche il suo compaesano e commilitone Giuseppe Porcu.
Non conoscendo la data del ricovero nell’ospedale lombardo, in mancanza di altre informazioni non possiamo neanche ipotizzare le ultime battaglie a cui partecipò. Sappiamo però che la Brigata Sassari nel periodo compreso tra giugno e inizio settembre 1916 era schierata sull’Altopiano di Asiago, precisamente sul Monte Fior e Castelgomberto. In questa fase il 152° Reggimento registrò tra gli ufficiali 19 morti, 57 feriti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 240 morti, 1158 feriti e 48 dispersi.


Estratto di morte di Sirigu

Sirigu Ferdinando, figlio di Giuseppe (sarto) e Francesca Porcu (casalinga), nacque a Villaputzu il 14 ottobre 1894. Celibe.
Soldato del 76° Reggimento Fanteria (Brigata Napoli), 2^ Compagnia, matricola N. 2309.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì l’11 novembre 1915 alle ore 13 nella località denominata Ronchi, in seguito “a ferita d’arma da fuoco all’addome“. Aveva 21 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato Ronchi.

Vecchio Cimitero degli Invitti
(foto di Silvia Seu)

Gran parte dei caduti che inizialmente vennero inumati a Ronchi e nei cimiteri di guerra della zona vennero traslati in altri sacrari, per poi essere infine raccolti nel grande cimitero monumentale di Redipuglia. Scorrendo la lista dei soldati ivi sepolti, però, il cognome Sirigu sembrerebbe non essere presente. Facendo ricerche più approfondite, si è trovato il nominativo “Sirico Ferdinando”, sepolto inizialmente nel Cimitero degli Invitti, “Redipuglia, tomba 78, fila 18, sett. 3”. Non è presente nè la data di morte, nè l’appartenenza all’Arma e al reparto, per questo motivo, in assenza di informazioni più specifiche, non possiamo avere certezza che si tratti del soldato villaputzese. Tuttavia, controllando la banca dati dei Caduti e Dispersi della 1ª Guerra Mondiale, non compare nessun militare “Sirico”, cosa che fa ipotizzare l’ennesimo errore di trascrizione nei nominativi.
Il milite Sirico Ferdinando è sepolto nella tomba N. 35020 al gradone 19.
La Brigata Napoli, nell’autunno del 1915, venne schierata fra il Monte Sei Busi e l’abitato di Selz (nei pressi di Ronchi). Partecipò alla Terza Battaglia dell’Isonzo (18 ottobre – 4 novembre) attaccando le linee sui Monti Cosich e Debeli, senza ottenere risultati, e alla Quarta Battaglia dell’Isonzo (10 novembre – 5 dicembre) contro le posizioni di Monte Sei Busi, riuscendo a conquistare alcuni elementi di trincea che presidiò fino alla fine dell’anno. Presumibilmente, Ferdinando venne ferito mortalmente in uno di questi scontri.


Estratto Atto di morte di Sulis

Sulis Maurizio, figlio di Vincenzo (minatore) e Angelina Ghiani (massaia), nacque a Villaputzu l’8 luglio 1889. Celibe.
Soldato del 132° Reggimento Fanteria (Brigata Lazio), 8^ Compagnia.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 4 novembre 1916 alle ore 10 e 30 minuti, nella Quota 202 (a sud-est di Boscomalo, sul fronte carsico) e qui risulta essere stato sepolto (non sono state trovate informazioni circa la sepoltura attuale). Sul documento viene riportata la causa del decesso, avvenuto in seguito a “ferite di proiettili di mitragliatrici per fatto di guerra”. Aveva 27 anni.
Nel mezzo dei combattimenti della IX Battaglia dell’Isonzo, la Brigata Lazio venne trasportata in autocarri a Vermegliano (frazione del Comune di Ronchi) e il 3 novembre ebbe l’ordine di eseguire un’avanzata in direzione di Versic e di Selo. Il giorno successivo i suoi battaglioni raggiunsero la strada che collega Oppacchiasella a Castagnevizza del Carso e la dolina a sud di Quota 202, ma la violentissima reazione degli austriaci non consentì di procedere oltre. Questo scontro costò alla Brigata Lazio la perdita di 21 ufficiali e 1395 militari di truppa.


Tramatzu Lazzaro, figlio di Antonio (bracciante) e Giuseppina Pisu (massaia), nacque a Villaputzu il 23 gennaio 1898. Celibe.
Soldato del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari).
Morì il 26 settembre 1920 alle ore 16 e 20 minuti nella sua casa a Villaputzu, in via Santa Vittoria, per malattia contratta in trincea. Aveva 22 anni.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome non compare nel momumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Comunicazione al Comune di Villaputzu

Usai Emanuele, figlio di Luigi (minatore) e Francesca Anedda (massaia), nacque a Villaputzu il 21 maggio 1892. Celibe.
Operaio del Genio militare.
Morì il 3 febbraio 1916 alle ore 16 e 50 minuti nell’Ospedale da campo N. 058, in seguito a bronco-polmonite, come indicato nell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu. Aveva 23 anni.
Il corpo di Emanuele, inizialmente tumulato nel cimitero di Villa Vicentina nella tomba N. 52, venne poi traslato nel grande sacrario di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 37599 al gradone 21. Da sottolineare come, ancora una volta, le informazioni riportate sul loculo presentano errori di trascrizione: “Usaia” al posto di Usai, così come risulta essere errata la data del decesso indicata sul registro, il 3 novembre al posto del 3 febbraio.
Emanuele era un lavoratore civile militarizzato, uno dei tanti operai inviati nei cantieri del fronte e assegnati ai reparti del Genio militare con il compito di allestire linee difensive, ricoveri e strade a ridosso delle prime linee. La vicinanza delle linee di combattimento, i lavori eseguiti sotto la costante minaccia del fuoco nemico, la pessima condizione degli alloggi e le razioni alimentari insufficienti, resero questa esperienza particolarmente difficile. Si moriva per i colpi delle granate, per i gas asfissianti, per gli infortuni e, come in questo caso, per le malattie che imperversavano anche nelle retrovie.
Probabilmente proprio perchè Usai non era un soldato ma un operaio del Genio, il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Usai Eugenio, figlio di Nicolò (pastore) e Chiara Codonesu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 marzo 1884. Coniugato con Filippina Utzeri il 16 giugno 1907.
Soldato dell’86° Reggimento Fanteria (Brigata Verona).
Morì il 10 giugno 1917 con molta probabilità sul monte Ermada, collina posta sul confine italo-sloveno nel comune di Duino-Aurisina (prov. di Trieste), in seguito a ferite riportate dopo un aspro combattimento. Aveva 33 anni.
Sepolto inizialmente nel cimitero di Aurisina, nella tomba N. 1324, le sue spoglie furono poi traslate nel grande sacrario di Redipuglia e tumulate nella tomba N. 37595 al gradone 21, quasi al fianco del suo compaesano Usai Emanuele. Anche in questo caso la data di morte presente sul registro cimiteriale è errata, viene indicato il 19 giugno invece del 10.
La Brigata Verona fu inviata sul fronte isontino alla fine del maggio 1917, a disposizione della 45^ divisione. I due reggimenti furono schierati lungo il tratto San Giovanni di Duino e le posizioni delle quote 110 e 43, al fine di conquistare il monte Ermada. All’alba del 4 giugno, il nemico sferrò un violento attacco che colse di sorpresa le truppe italiane. La Brigata Verona non riuscì a mantenere le sue posizioni e fu costretta ad arretrare, venendo poi mandata a riposo dopo tre giorni di duri scontri per ricostruirsi dopo aver subito perdite ingentissime.


Pietrino Zucca

Zucca Pietro -Pietrino nell’atto di nascita-, figlio di Eugenio (contadino) e Giuseppina Ghiani (massaia), nacque a Villaputzu il 18 gennaio 1895. Celibe.
Soldato dell’85° Reggimento Fanteria (Brigata Verona).
Morì il 24 ottobre 1915 sul monte San Michele (provincia di Gorizia), per ferite riportate in combattimento. Aveva 20 anni.
Gran parte dei soldati deceduti in questo luogo vennero tumulati nel cimitero di Sagrado e successivamente traslati nel grande sacrario di Redipuglia. Nonostante le ricerche, però, il nominativo di Zucca non è stato trovato in queste liste.
Nella Terza battaglia dell’Isonzo, alla Brigata Verona fu assegnato il compito di attaccare le posizioni tra Peteano (frazione di Sagrado, in prov. di Gorizia) e le pendici del M. San Michele. Il 21 ottobre l’azione iniziò con l’attacco da parte del 86° Reggimento che, contrastato violentemente dal fuoco nemico, non riuscì a progredire. Nei giorni successivi venne schierato anche l’85° Reggimento e, grazie a questi rinforzi, la Brigata riuscì a conquistare alcuni elementi di trincea nel M. San Michele.
Tra il 18 ottobre e l’11 novembre, l’85° Reggimento Fanteria registrò tra gli ufficiali 17 morti, 39 feriti e 2 dispersi, e tra gli uomini di truppa 632 morti, 988 feriti e 89 dispersi. Fu in questa fase del conflitto che il soldato Zucca perse la vita.

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Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Fogli matricolari Seu Eugenio e Seu Serafino: Archivio di Stato di Cagliari;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Sulla struttura dell’Esercito Italiano: sito web Storia e memoria di Bologna;
  • Info sul Cimitero Monumentale di Verona: sito web Pietri Grande Guerra;
  • Le informazioni sul colera del 1915 in Friuli sono tratte dal sito Atlante della Grande Guerra;
  • Info sui militari sepolti a Milovice sito http://www.gualdograndeguerra.com;
  • Sul campo di prigionia Milowitz: La strage di Milovice;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.

1915-18: Caduti di Villaputzu dalla O alla P

Museo di Caporetto -Kobarid-
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla O alla P

Estratto atto di morte di Orrù

Orrù Eugenio, figlio di Domenico (contadino) e Defenza Carrus (massaia), nacque a Villaputzu il 25 marzo 1890. Celibe.
Soldato del 221° Reggimento Fanteria (Brigata Ionio), 5^ Compagnia.
Come certificato dall’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, morì il 17 giugno 1916 alle ore 14.00, a Pieve Tesino (in prov. di Trento) nell’ospedale da campo N. 085, in seguito a “peritonite da ferita d’arma da fuoco all’addome”. Aveva 26 anni. Nel documento viene indicato come sepolto a Pieve Tesino. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel sacrario di Trento (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Orrù rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nell’aprile del 1916, la brigata Ionio fu dislocata nella zona di guerra del Trentino. Qui, a partire dal 15 maggio, gli austriaci diedero avvio alla Strafexpedition raggiungendo il loro punto di massima estensione ad Arsiero (in prov. di Vicenza). I due Reggimenti furono coinvolti nei combattimenti e, tra il 16 e il 17 giugno, cercarono di attaccare la linea del torrente Maso. Tra il 22 aprile e l’8 agosto, il 221° Reggimento registrò 1 morto e 19 feriti tra gli ufficiali e 61 morti, 416 feriti e 40 dispersi tra gli uomini di truppa.


Maurizio Pilia

Pilia Maurizio, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Spanu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 gennaio 1891 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Celibe.
Soldato dell’82° Reggimento Fanteria (Brigata Torino), 1° Reparto Zappatori.
Morì il 1° dicembre 1916, alle ore 17.20, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, in località Rio Castello, sul monte Col di Lana (prov. di Belluno). Aveva 25 anni. Come causa del decesso è indicata una “frattura del cranio con fuoriuscita di materia cerebrale“.
Il corpo di Pilia, inizialmente tumulato a Buchenstein (in italiano Livinallongo del Col di Lana), nel 1935 venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel Sacrario Militare di Pocol, dove riposa tuttora nella tomba N. 3593. Il sacrario è situato a 1.535 m. di quota, a pochi chilometri da Cortina d’Ampezzo, e raccoglie i resti di caduti italiani, noti ed ignoti, provenienti dai vari cimiteri di guerra del Cadore e dell’Ampezzano.
La Brigata Torino per tutto il 1916 fu dislocata nel settore dell’Alto Cordevole, nel Bellunese. Non è chiaro in che contesto Pilia sia stato ferito mortalmente, anche perchè negli ultimi mesi dell’anno la Brigata Torino non registrò episodi di particolare importanza.
Bisogna però rilevare che nel settembre 1916, due battaglioni della Brigata furono trasferiti nel settore tra il monte Marmolada e il monte Costabella per dare avvio ai preparativi di un’azione bellica che si sarebbe svolta agli inizi del 1917. Non è dunque da escludere che Pilia, facendo parte del reparto Zappatori, possa essere stato ferito mortalmente in una di queste operazioni che, normalmente, prevedevano la costruzione o lo scavo di trincee e gallerie.


Iscrizione sulla lapide di Piludu
(tratto dal libro di Chirra*)

Piludu Giuseppe, figlio di Francesco (minatore) e Angelina Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1896. Celibe.
Soldato elettrotecnico del 125° Reggimento Fanteria (Brigata Spezia), 5^ Compagnia.
Morì in prigionia, per malattia, il 14 febbraio 1918 alle ore 8.00, a Regensburg (Ratisbona) nel lazzaretto della Caserma di via Greflinger n.4. Aveva 21 anni.
Sepolto inizialmente a Regensburg, le sue spoglie furono poi traslate nel “Cimitero militare italiano d’onore” all’interno del cimitero di Waldfriedhof, a Monaco di Baviera, e tumulato nel 237° reparto, tomba N. 582. In quest’area riposano 1790 militari italiani della Grande guerra, prigionieri nei dintorni della città di Monaco.
Non sappiamo con certezza quando Piludu venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 125° Reggimento si è potuto appurare che tra il 24 ottobre e l’8 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 48 ufficiali e ben 1786 uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano del nemico. Il 24 ottobre aveva inizio la Battaglia di Caporetto con lo sfondamento degli austro-tedeschi nelle linee italiane tra Plezzo e Tolmino, dove era schierata anche la Brigata Spezia. I due Reggimenti cercarono di arginare l’offensiva nemica, ma finirono con l’essere travolti e quasi completamente distrutti. Probabilmente è in questo contesto che Piludu venne fatto prigioniero.


Piras Emanuele, figlio di Marco (pastore) e Giuseppina Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 12 dicembre 1881. Coniugato il 1° agosto 1909 con Giovanna Bonu nel Comune di Iglesias e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di agricoltore.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 4 luglio 1918 alle ore 04.30, nell’Ospedale militare Carlo Alberto di Cagliari, come certificato dall’atto di morte trasmesso dall’ufficiale di stato civile del Comune di Cagliari al Comune di Iglesias. Nell’Albo d’Oro risulta essere deceduto causa malattia. Aveva 36 anni. Le sue spoglie riposano nel Cimitero di Bonaria, a Cagliari.
Il suo nome non compare sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Pisanu (errore Pisani)

Pisanu Eugenio, figlio di Daniele (minatore) e Marietta Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 9 novembre 1882. Coniugato con Francesca Atzeni il 16 gennaio 1913. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato della 620^ Compagnia Mitraglieri, matricola 11941.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 10 febbraio 1917 alle ore 21.15 a Cervignano del Friuli (prov. Udine), nell’Ospedale da campo N. 037. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a embolia consecutiva a ferite multiple estese in tutto il corpo con esportazione delle mani e spappolamento O. S. da scoppio bomba a mano“.
Il corpo di Pisanu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Giorgio di Nogaro, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nell’Ossario di Udine, dove riposa tuttora nella tomba N. 13.590. Da sottolineare come, anche in questo caso, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Pisani” al posto di Pisanu. Lo stesso errore è riportato anche nell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra.
Non avendo dati riguardanti la dislocazione della 620^ Compagnia, non possiamo ipotizzare in quale contesto Pisanu venne ferito.


Pisu Emanuele, figlio di Giuseppe e di Chiara Porcu, nacque a Villaputzu probabilmente nel 1861. Coniugato con Angelina Mullanu il 14 maggio 1885. Tra le sue professioni passate ci fu anche quella di minatore.
Operaio borghese del Genio militare di Grosio (prov. di Sondrio).
Morì il 1° agosto 1917, nell’Ospizio Visconti Venosta, alle ore 19.20, in seguito a polmonite bilaterale, come indicato nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu. Aveva 56 anni.
Sepolto inizialmente a Grosio, oggi riposa nella Cappella Ossario di Sondrio.
Questo sacrario, completato nel 1927, raccoglie le spoglie dei caduti provenienti da sepolture provvisorie all’interno del cimitero comunale di Sondrio (soprattutto soldati deceduti negli ospedali militari) e dai vari cimiteri civili e militari sparsi in tutta la provincia.
Con l’inizio del conflitto fu necessario inviare manodopera nei cantieri del fronte e, a questo scopo, vennero arruolati muratori, minatori, contadini e anche piccoli artigiani tra i 17 e i 65 anni. Gran parte dei lavoratori vennero assegnati ai reparti del genio militare con il compito di allestire linee difensive, ricoveri e strade a ridosso delle prime linee; contingenti minori furono invece affidati al genio civile e alle intendenze d’armata per costruire infrastrutture logistiche e curare la manutenzione stradale. L’impiego degli operai tra fronte e retrovie, si contraddistinse per condizioni di lavoro particolarmente difficili. La vicinanza delle linee di combattimento, i lavori eseguiti sotto la costante minaccia delle artiglierie nemiche, i disagi ambientali, la pessima condizione degli alloggi, le razioni alimentari insufficienti e spesso immangiabili, resero questa esperienza particolarmente dura e sofferta. Tantissimi morirono colpiti da granate, asfissiati dai gas utilizzati dalle truppe, dagli infortuni e dalle malattie che, a causa delle difficili situazioni igieniche e alimentari, imperversavano anche nelle retrovie.
Pisu era un lavoratore civile militarizzato, non un militare, e probabilmente è per questo motivo che il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Estratto atto di morte di Podda

Podda Efisio, figlio di Pietro (contadino) e Giuseppina Cossu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° maggio 1890. Coniugato con Felicita Pintori il 13 febbraio 1913, nel Comune di San Vito. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di contadino.
Soldato del 240° Reggimento Fanteria (Brigata Pesaro), 1° Reparto zappatori.
Morì il 2 maggio 1917 alle ore 14.15, presso Enego (provincia di Vicenza), durante il trasporto all’ospedale da campo n. 31. Come riportato nell’estratto dell’atto di morte, causa del decesso fu “ferita penetrante da mitragliatrice, regione pettorale destra“. Aveva 27 anni.
Anche nell’altopiano di Asiago si decise di costruire un cimitero monumentale che raccogliesse le spoglie dei caduti provenienti dalle sepolture sparse nei vari campi di guerra della zona. Il corpo di Podda, inizialmente tumulato nel cimitero comunale di Enego, venne così traslato nel grande sacrario militare di Asiago, dove riposa tuttora nella tomba N. 9.529.
La Brigata Pesaro venne formata tra gli ultimi giorni di gennaio e i primi di febbraio 1917, nella zona del Trevigiano. Dopo una serie di trasferimenti, a maggio venne dislocata sull’altipiano di Asiago e il 240° Reggimento inviato in linea. Fu in questa prima fase operativa della Brigata che Podda perse la vita.


Podda Vittorio, figlio di Salvatore (pastore) e Greca Cabras (massaia), nacque a Villaputzu l’8 ottobre 1887. Coniugato con Mariannica Atzori il 14 novembre 1912, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 20 dicembre 1918 alle ore 22.00 a Livorno, nel lazzaretto degli “Spedali Riuniti” della città, per malattia, come certificato dall’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu nell’aprile del 1919. Aveva 31 anni.
I militari deceduti negli ospedali venivano generalmente sepolti nei cimiteri comunali della città. Nel caso di Livorno, i caduti trovarono riposo nel cimitero “La Cigna”, conosciuto anche con il nome di camposanto “I Lupi”, e qui, con molta probabilità, sono state tumulate anche le spoglie di Podda.
Il suo nome non è presente nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Porcu Domenico, figlio di Agostino (minatore) e Raimonda Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 4 ottobre 1879.
Soldato del 220° Reggimento Fanteria (Brigata Sele).
Morì il 10 gennaio 1919 in prigionia, per malattia. Aveva 39 anni. Purtroppo, in mancanza dell’estratto dell’atto di morte e del foglio matricolare, non possiamo indicare il luogo e la causa del decesso, e neanche avere la certezza del momento in cui Porcu venne catturato. Tuttavia, scorrendo gli elenchi delle perdite della Brigata Sele, si è potuto notare che il maggior numero di dispersi venne registrato in due occasioni. La prima, nel corso della Strafexpedition (15 maggio – 27 giugno 1916), quando il 220° Reggimento schierato sul fronte della Val Pòsina riportò 783 dispersi e un altissimo numero di morti e feriti. La seconda, durante il ripiegamento causato dall’offensiva nemica a Caporetto, con il 220° Regg. (inizialmente dislocato nell’isontino) che segnalò 516 dispersi tra gli uomini di truppa, a dimostrazione dell’alto numero di soldati catturati dagli austro-ungarici. Arrivata nella zona di Padova con soli 800 uomini, il 22 novembre 1917 la Brigata venne sciolta.
Il nome di Porcu non è stato inserito nel monumento dedicato ai caduti di Villaputzu.


Porcu Eugenio, figlio di Tommaso (proprietario) e Maria Efisia Todde (massaia), nacque a Villaputzu il 18 settembre 1888.
Soldato del 128° Reggimento Fanteria (Brigata Firenze).
Scomparve in prigionia; in mancanza del foglio matricolare, queste sono le uniche informazioni che abbiamo.
Anche in questo caso però, per ipotizzare la data della cattura, possono esserci d’aiuto le schede riguardanti le perdite della Brigata Firenze. Dal 4 maggio al 10 luglio 1917, periodo in cui la Brigata partecipò alle operazioni della Decima battaglia dell’Isonzo riuscendo a conquistare i Monti Kuk e Vodice, il 128° Reggimento registrò 285 dispersi. Il numero delle perdite fu ancora più alto tra il 24 ottobre e il 7 novembre, giorni della disfatta di Caporetto. In questo periodo la Brigata era dislocata nella zona di Cividale del Friuli dove diede inizio a una forte resistenza che si infranse contro l’offensiva austro-tedesca. Nel lungo movimento di ripiegamento concluso con l’arrivo nel piacentino, il 128° Reggimento riportò ben 1177 dispersi, soldati evidentemente caduti nelle mani del nemico. Potrebbe essere in una di queste fasi della guerra che Porcu venne fatto prigioniero.


Porcu Giovanni, -Giovannico nell’atto di nascita- figlio di Bernardo (contadino) e Paola Chiriu (massaia), nacque a Villaputzu il 24 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 73° Reggimento Fanteria (Brigata Lombardia), 4^ Compagnia.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 20 giugno 1918 sul Montello (rilievo montuoso della prov. di Treviso). Aveva 20 anni. Nel documento è descritto il motivo del decesso: “colpito da pallottola nemica per fatto di guerra“, e il luogo di prima sepoltura: “nei pressi di Casa Serena -Montello-“, nel Comune di Nervesa della Battaglia.
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel Sacrario del Montello, nella tomba N. 4588.
Il Sacrario, ultimato nel 1935, raccoglie i resti di 9.325 soldati italiani precedentemente sepolti in circa centoventi cimiteri sparsi lungo il fronte del Piave.
Durante la Seconda battaglia del Piave, conosciuta anche come Battaglia del solstizio (15 – 24 giugno 1918), la Brigata Lombardia fu schierata sul Montello e il 19 giugno entrò in azione verso Casa Serena, una casa colonica a tre piani divenuta caposaldo italiano, riuscendo a respingere i violenti contrattacchi del nemico che il 23 giugno iniziò il ripiegamento oltre il Piave. Nelle giornate dal 19 al 24 giugno, il 73° Reggimento registrò 7 morti, 12 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali e 102 morti, 297 feriti e 94 dispersi tra gli uomini di truppa. Tra questi morti vi era anche Porcu.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti di Villaputzu.


Giuseppe Porcu

Porcu Giuseppe, figlio di Efisio (pastore) e Francesca Tramatzu (massaia), nacque a Villaputzu il 25 gennaio 1895. Celibe.
Soldato del 153° Reggimento Fanteria (Brigata Novara).
Morì il 30 novembre 1918, alle ore 8 pomeridiane, all’Ospedale militare Mantegna di Milano in seguito a “tubercolosi polmonare“, come certificato dall’atto di morte inviato dal Municipio di Milano al Comune di Villaputzu. Aveva 23 anni.
I resti di Porcu oggi riposano nel Cimitero Monumentale di Milano, precisamente nel Sacrario di Sant’Ambrogio, ossario N. 2734. Nello stesso cimitero riposa anche il suo compaesano e commilitone Efisio Sirigu.
Non conoscendo la data del ricovero nell’ospedale lombardo, in mancanza di altre informazioni non possiamo neanche ipotizzare il luogo in cui il soldato contrasse la malattia e tantomeno le ultime battaglie a cui partecipò.


Dettaglio Sacrario Redipuglia
(foto di Silvia Seu)

Porcu Giuseppe -Giuseppino nell’atto di nascita-, figlio di Giovanni (minatore) e Caterina Deidda (massaia), nacque a Villaputzu il 24 marzo 1882. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporale del 152° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia.
Morì il 7 febbraio 1916, all’età di 33 anni, nell’infermeria avanzata della Sezione di Sanità 25^ Divisione (situata nell’isontino), in seguito “alle ferite riportate in combattimento”. Nell’estratto di morte è indicato anche il luogo di prima sepoltura, “il cimitero di San Pietro”, ovvero San Pier d’Isonzo (comune in prov. di Gorizia).
Oggi le spoglie di Porcu riposano nel grande sacrario militare Redipuglia, nella tomba N. 29.923, gradone 16, la cui lapide è sistemata fuori dall’ordine alfabetico.
Dal 21 gennaio al 10 febbraio 1916, la Sassari venne schierata in linea nelle trincee “delle Frasche”, “dei Razzi”, “Rocciose” e “dei Sacchetti” (sotto il monte San Michele) registrando, nei i due reggimenti, un totale di 6 feriti tra gli ufficiali e di 30 morti, 187 feriti e 2 dispersi tra gli uomini di truppa.


Porcu Salvatore, figlio di Emanuele (contadino) e Felicita Follesa (massaia), nacque a Villaputzu il 24 maggio 1893.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola N. 42191.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Porcu si spense il 12 luglio 1916, alle ore 13.00, nei pressi di Croce Sant’Antonio, sull’altopiano di Asiago. Aveva 23 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita trasfossa torace addome con foro d’entrata regione epatica per fatto di guerra“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il cimitero improvvisato presso Croce Sant’Antonio. La gran parte dei caduti noti e non noti esumati dai piccoli cimiteri di questo altipiano vennero successivamente spostati nel Sacrario militare di Asiago (il suo nome, però, non risulta tra queste sepolture).
Dal 5 giugno al 1 settembre 1916, la Brigata Sassari fu dislocata sul fronte di guerra dell’Altopiano dei Sette Comuni, sulla linea Monte Fior-Castelgomberto. Raggiunti i due obiettivi alla fine di giugno, nel mese successivo gli attacchi furono indirizzati contro il Monte Mosciagh che, però, non venne conquistato a causa della tenace resistenza dell’avversario. Gli austriaci respinsero per tutta l’estate i quotidiani assalti delle fanterie italiane e il campo di battaglia si riempì di morti, come testimoniarono poi gli ufficiali Lussu, Bellieni, Tommasi e Motzo. Fu in questa fase del conflitto che Porcu perse la vita.


Estratto atto di morte di Porcu Severino

Porcu Severino, figlio di Giovanni (minatore) e Barbara Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 marzo 1887. Coniugato con Caterina Podda il 17 settembre 1910 a Kalaat Senan, comune della Tunisia. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Caporal maggiore del 51° Reggimento Fanteria (Brigata Alpi), 2^ Compagnia, matricola 24528.
Morì il 25 giugno 1917, alle ore 4.00, nell’Ospedaletto da campo N. 60, situato nella frazione di Falcade Alto (in provincia di Belluno). Aveva 30 anni. L’estratto dell’atto di morte indica con precisione il motivo del decesso: “vastissima ferita lacera della coscia sinistra con asportazione subtotale dell’arto – anemia – shock”. Luogo della sua prima sepoltura fu il cimitero di Falcade, come testimoniato da vari commilitoni.
Oggi le sue spoglie mortali riposano nel Sacrario Militare di Pocol, nella tomba N. 3702 (indicato erroneamente con il cognome Porcù) a poca distanza dalla tomba del suo compaesano Maurizio Pilia.
Porcu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Costante esempio di valore, quale addetto al telefono, durante un intenso bombardamento nemico, benchè ferito una prima volta, rimaneva al suo posto, dando prova di mirabile coraggio e fermezza, finchè un secondo proiettile avversario lo feriva gravemente. Decedeva nella notte successiva. – Busa D’Orso, 24 giugno 1917”.
La Brigata Alpi, dal 1° gennaio al 23 ottobre 1917, fu dislocata nell’Alto Cordevole, nella zona di Belluno. Obiettivo dei due reggimenti era presidiare quelle importanti posizioni, rafforzare le difese e arginare eventuali offensive del nemico. In questo arco di tempo il 51° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 3 morti e 3 feriti, e tra gli uomini di truppa, 5 morti, 41 feriti e 2 dispersi.


Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul sacrario di Sondrio: sito web Pietri Grande Guerra;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • Info sul cimitero di Livorno: sito web del Comune;
  • Info sul Sacrario del Montello: Sacrari militari della Guerra 1915-1918;
  • Info sul Sacrario militare di Pocol: sito web Ministero della Difesa;
  • Sulla battaglia dell’estate 1916 svolta sull’altopiano di Asiago: Il cavaliere dei Rossomori di Giuseppe Fiori;
  • La foto della tomba di Piludu è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.

1915-18: Caduti di Villaputzu dalla L alla M

Epigrafe sul Colle Sant’Elia
(foto di Silvia Seu)

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Cognomi dalla L alla M:

Lecca Maurizio, figlio di Emanuele (contadino) e Annica Melis (massaia), nacque a Villaputzu il 7 febbraio 1893.
Soldato del 6° Reggimento fanteria (Brigata Aosta).
Fu dichiarato disperso l’8 luglio 1915 a Tekut, in Libia, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
La Brigata Aosta partecipò, con alcuni battaglioni, alla Campagna di Libia combattuta dal Regno d’Italia contro l’Impero ottomano per conquistare le regioni della Tripolitania e della Cirenaica. Allo scoppio della Grande guerra una parte dei suoi uomini era ancora dislocata in territorio nordafricano, e Lecca era tra questi.


Atto di morte di Loi

Loi Ponziano, figlio di Raffaele (minatore) e Francesca Seu (massaia), nacque a Villaputzu il 20 agosto 1880. Coniugato con Angela Zucca il 2 ottobre 1902. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 1° Battaglione Complemento.
Morì il 2 marzo 1917 alle ore 6.00, come indicato nell’atto di morte trasmesso all’ufficiale dello Stato Civile del Comune di Sassari e pervenuto al Comune di Villaputzu solo nell’agosto del 1922. Come specificato nel documento, il decesso venne comunicato dal “Direttore di questo Spedale Militare“. Aveva 36 anni.
La mancanza di altre informazioni ci impedisce di ricostruire la sua storia militare.
Il suo nome compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu ma non è presente nell’Albo d’oro.


Emanuele Maccioni

Maccioni Emanuele, figlio di Francesco (contadino) e Giuseppina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu il 7 novembre 1883. Celibe.
Soldato del 64° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), 1^ Sezione Pistola.
Come indicato nell’estratto dell’atto di morte, mancò ai vivi il 27 dicembre 1917 alle ore 16.45 a Salonicco, nell’Ospedale da campo N. 0107. Aveva 34 anni. Nel documento è descritto in dettaglio il motivo del decesso: “morto in seguito a ferita da scheggia bombarda trasfossa gamba destra con frattura comminuta testa, tibia e perone. Ferita da scheggia bombarda a solo foro di entrata ginocchio destro con frattura, rottura e condilo femorale mediale. Setticemia“. Come primo luogo di sepoltura è indicato il Cimitero militare italiano di Salonicco.

Anche in Grecia, a partire dal primo dopoguerra, ci si pose il problema di raccogliere le vittime del fronte macedone in un unico, grande cimitero militare interalleato. Venne così costruito a Salonicco il grande sacrario di Zeitenlik, inaugurato nel 1936 e oggi suddiviso in varie aree distinte per nazionalità, una delle quali dedicata ai caduti italiani. Tra questi, è presente anche Maccioni.

Iscrizione sulla lapide di Maccioni (tratto dal libro di Chirra*)

Per tutto il 1917 la Brigata Cagliari fu impiegata nel fronte macedone: a gennaio i due Reggimenti si trovavano a Tepavci per sostituire, da febbraio, la Brigata Ivrea e cercare di respingere i violenti attacchi dei bulgari. Da maggio a dicembre la Cagliari fu dislocata sul Settore Ovest (Vranovci, sud di Dobromir, Sudokol) e sul Settore Est (quota 1050, Piton Brulè, Piton Rocheux), dove alternò la vita di trincea a periodi di riposo.


Cippo sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Madeddu Beniamino, figlio di Vincenzo (fabbro) e Angelina Corona (massaia), nacque a Villaputzu il 15 marzo 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di fabbro ferraio.
Soldato del 46° Reggimento Artiglieria, matricola 2306.
Morì il 12 agosto 1915 alle ore 21.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’Ospedaletto da campo N. 83 del XIII Corpo d’Armata 25^ Divisione, precisamente nella Villa Prandi di Cassegliano, in comune di San Pier d’Isonzo (prov. Gorizia). Come causa del decesso è indicata una “commozione visceri addominali in seguito a scoppio di proiettile“. Aveva 22 anni.
Il corpo di Madeddu, inizialmente tumulato nel cimitero di San Pier d’Isonzo, venne traslato insieme a quelli dei suoi commilitoni nel grande sacrario militare di Redipuglia, dove riposa tuttora nella tomba N. 24.777 al gradone 13. Da sottolineare come, ancora una volta, il nominativo riportato sul loculo presenta errori di trascrizione: “Modeddo” al posto di Madeddu, così come la data di morte che è posticipata di un giorno. In questo caso la fonte dell’errore, però, è da ricercare a monte, visto che anche l’atto di morte riporta lo stesso sbaglio nel cognome.
Il 46° Reggimento Artiglieria da campagna, nelle prime fasi della guerra, venne dislocato sul Carso. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Madeddu, possiamo però ipotizzare che sia stato ferito durante la Seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio – 3 agosto), anche detta Battaglia del San Michele, o nella fase immediatamente successiva.


Estratto atto di morte Madeddu Vittorio

Madeddu Vittorio -Vittorino nell’atto di nascita-, figlio di Giovannico (minatore) e Chiara Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 31 maggio 1897. Celibe.
Soldato del 31° Reggimento Fanteria (Brigata Siena), 5^ Compagnia, matricola N. 11557.
Dalle informazioni contenute nell’estratto dell’atto di morte, si evince che Madeddu si spense il 16 luglio 1917 alle ore 9.00 circa, sul Carso, alle pendici di quota 241, settore compreso tra la strada Komarje e la strada di Selo (Sela na Krasu in sloveno). Motivo del decesso fu “proiettile di fucile alla testa per fatto di guerra“; il suo corpo rimase insepolto sul campo, come risultò dalla dichiarazione di due caporali. Aveva 20 anni.
La Brigata Siena venne trasferita nella zona del Carso per essere impiegata nella Decima battaglia dell’Isonzo (12 maggio – 5 giugno), con l’obiettivo di rompere il fronte nemico per raggiungere Trieste. Nonostante l’altissimo numero di vittime (circa 2000 uomini fuori combattimento, dei quali 80 ufficiali), non si registrarono risultati significativi. La Brigata rimase in trincea fino al 20 luglio, riuscendo a respingere i continui, violenti attacchi degli austro-ungarici che tentarono in diverse occasioni di riprendere le poche posizioni perse, tra le quali quota 241 (dove rimase ferito mortalmente Madeddu), e le quote 235 e 219.
In quest’ultima fase, tra l’8 giugno e il 13 agosto, il 31° Reggimento registrò tra gli ufficiali 5 morti e 7 feriti, e tra gli uomini di truppa 52 morti, 296 feriti e 48 dispersi.


Magari Angelo -o Magai-, figlio di Giovanni (manovale) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Ilbono il 30 novembre 1893; fratello minore di Priamo, anch’egli deceduto nel conflitto. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 2° Reggimento Genio Guastatori.
Il 13 aprile 1916, mentre si trovava in zona di guerra con il 152° Reggimento Fanteria, diede mandato al fratello Priamo di rappresentarlo per la richiesta delle pubblicazioni per il matrimonio con Pietrina Pisanu. Le nozze vennero poi celebrate il 15 marzo 1917 nel Comune di Villaputzu, dove Magai era residente. Da sottolineare come nell’atto di nascita del Comune di Ilbono e nel certificato di matrimonio del Comune di Villaputzu sia riportato il cognome Magari, mentre nel monumento dedicato ai caduti è indicato come Magai.
Morì in prigionia, per tubercolosi, il 7 giugno 1918, all’età di 24 anni, a Heinrichsgrün (attuale Jindrichovice) comune della Repubblica Ceca. Non conoscendo il periodo e nemmeno il luogo della sua cattura, in mancanza del foglio matricolare non possiamo neanche ipotizzare in quali battaglie venne impiegato.
Oggi riposa nel Cimitero Internazionale di Jindrichovice, nella tomba N. 500.
Dal 1915 al 1918, Heinrichsgrün ospitò uno dei più grandi campi di prigionia dell’Impero austro-ungarico, dove vennero internati circa 40.000 prigionieri di guerra. Le condizioni di vita erano pessime: si moriva per malnutrizione, sfinimento, freddo, le malattie dilagavano e le cure mediche erano praticamente inesistenti.


Priamo Magai

Magari Priamo -o Magai-, figlio di Giovanni (contadino) e Teresa Cabiddu (massaia), nacque a Jerzu il 4 marzo 1883; fratello maggiore di Angelo. Coniugato il 4 luglio 1908 con Maria Zeberu nel Comune di Villaputzu, e qui residente. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore. Anche in questo caso in tutti i certificati anagrafici viene riportato il cognome Magari, ma è da rilevare che nei documenti il militare si firmi come “Magai”.
Soldato del 63° Reggimento Fanteria (Brigata Cagliari), matricola N. 14639.
Morì il 13 dicembre 1917 alle ore 8.00, come riportato nell’estratto dell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, nel posto di sgombero del 135° Reparto someggiato di Sanità, in seguito ad “asfissia di gas per fatto di guerra“. Viene registrato come sepolto a Est di Solmodol (o forse Sukodol?), in Macedonia, ma il luogo della prima sepoltura qui indicato potrebbe non essere corretto a causa di un probabile errore di trascrizione dell’ufficiale dello stato civile. Aveva 34 anni.
Appena due settimane dopo, sempre sul fronte macedone, sarebbe deceduto un altro suo compaesano, Emanuele Maccioni, anch’egli appartenente alla Brigata Cagliari e impegnato negli stessi fatti d’arme.
Dalla fine di dicembre del 1916 al settembre del 1918, le truppe italiane in Macedonia condussero una logorante guerra di trincea che terminò solo il 3 ottobre 1918, con l’abbandono del fronte da parte delle truppe bulgare.
Il 63° Reggimento registrò, nel 1917 (anno della morte di Magai), 8 morti, 13 feriti e 1 disperso tra gli ufficiali, e 231 morti, 781 feriti e 36 dispersi tra gli uomini di truppa.


Marongiu Efisio, figlio di Maria Marongiu e di padre ignoto, nacque a Villaputzu il 1° giugno 1881.
Soldato del 45° Reggimento Fanteria (Brigata Reggio).
Morì il 19 gennaio 1919 nel Manicomio Provinciale di Cagliari, come certificato dall’atto di morte redatto dal segretario del Comune di Villaputzu. Aveva 37 anni. Il suo corpo riposa a Cagliari, nel cimitero di Bonaria.
Durante e dopo la Grande guerra moltissimi furono i soldati che vennero ricoverati negli ospedali militari a causa di disturbi nervosi e mentali scatenati dalla violenza e dagli orrori del conflitto. Quando gli uomini colpiti da nevrosi erano in una condizione tale da non poter più essere impiegati al fronte, venivano trasferiti nei manicomi delle rispettive regioni d’appartenenza. Gli altri, invece, dopo cure disumane, venivano rispediti dagli Stati Maggiori in battaglia, accusati di codardia e tradimento.
Non sappiamo di quale patologia soffrisse Marongiu, ma la gran parte dei combattenti ricoverati negli ospedali psichiatrici era affetta dal cosiddetto “shell shock”, traducibile come “trauma da bombardamento”: ossessioni, delirio di persecuzione, amnesia, disfunzioni motorie, aggressività, ma anche catatonia e mutismo i sintomi più comuni.


Lapide di Salvatore Melis
Foto tratta da: http://www.nieobecni.com.pl

Melis Salvatore, figlio di Daniele (minatore) e Paola Cancedda (massaia), nacque a Villaputzu il 19 febbraio 1883. Coniugato il 29 luglio 1904 con Anna Corona. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di bracciante.
Soldato del 15° Reggimento Bersaglieri.
Morì in prigionia il 31 gennaio 1918 all’età di 34 anni, per malattia, nel campo di “Stanislau” situato in Polonia, come indicato nel prospetto riassuntivo del Ministero della guerra contenente i nominativi dei militari caduti.
Oggi riposa nel cimitero militare italiano di Varsavia “Bielany”. Sulla lapide è incisa una data di morte differente rispetto a quella indicata nella documentazione italiana, 2 febbraio al posto del 31 gennaio.
Non sappiamo con certezza quando Melis venne catturato, ma scorrendo gli elenchi delle perdite del 15° Reggimento si è potuto appurare che tra il 27 ottobre e il 7 novembre 1917, tra i dispersi si segnalarono 66 ufficiali e ben 2315 uomini di truppa!
Erano, questi, i giorni della disfatta di Caporetto.
Il 15° Reggimento, in quel momento schierato in Carnia, ebbe l’ordine di ripiegare sulla linea del Piave in seguito allo sfondamento del nemico. I bersaglieri cercarono di raggiungere la Val Meduna allo scopo di attraversarla e risalire verso il Cadore ma, all’altezza del torrente Chiarzò, vennero accerchiati e annientati dalle truppe austro-ungariche rinforzate da quelle tedesche.
Con molta probabilità è in questa fase della guerra che Melis fu fatto prigioniero e internato in Polonia.


Mulas Felice, figlio di Battista e Chiara Coas (massaia), nacque a Villaputzu il 30 aprile 1898. Celibe.
Soldato del 151° Reggimento Fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola N. 5756.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Mulas morì il 1° settembre 1917 sull’altopiano della Bainsizza, in seguito a “ferite riportate in combattimento per fatto di guerra“. Aveva 19 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il Cimitero reggimentale nei pressi del 3° Battaglione.
Nell’agosto del 1917 anche la Brigata Sassari fu impegnata nell’Undicesima battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivo quello di conquistare l’altopiano della Bainsizza per poter proseguire l’avanzata e rompere lo schieramento austro-ungarico. La Sassari fu schierata in linea a partire dal 26 agosto al 24 settembre, e con molta probabilità fu in questo contesto che Melis venne ferito mortalmente.


Emanuele Mullanu

Mullanu Emanuele, figlio di Giovanni (muratore) ed Efisia Sirigu (massaia), nacque a Villaputzu il 1° luglio 1890 (l’Albo d’oro riporta la data di nascita errata). Celibe.
Soldato del 47° Reggimento Fanteria (Brigata Ferrara).
Venne fatto prigioniero dall’esercito austro-ungarico durante la nota battaglia di Caporetto e trasferito in un campo di detenzione ungherese. Morì in prigionia per tubercolosi polmonare l’11 settembre 1918 e, come riporta l’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu, luogo della sua prima sepoltura fu Miskolc (Ungheria). Aveva 28 anni.
L’inarrestabile avanzata del nemico che riuscì a sfondare a Caporetto, coinvolse anche la Brigata Ferrara che in quel momento si trovava sotto le dipendenze della 62^ Divisione. Il 27 ottobre 1917, perdute le posizioni di monte Purgessimo e di Castelmonte, la brigata, nonostante le gravi perdite, riuscì a ripiegare in direzione del Tagliamento e poi del Piave. Nei lunghi giorni della ritirata, il 47° Reggimento registrò 42 dispersi tra gli ufficiali e 1479 dispersi tra gli uomini di truppa, a testimonianza dell’alto numero di soldati caduti in mano delle truppe tedesche e austro-ungariche.


Trincee sul monte San Michele
(foto di Silvia Seu)

Mullanu Raffaele, figlio di Pasquale (manovale) e Greca Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 17 gennaio 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 142° Reggimento Fanteria (Brigata Catanzaro), 11^ Compagnia, matricola N. 41133.
Morì il 24 ottobre 1915 alle ore 10.15 in seguito a “ferita di arma da fuoco“, nella Sella di San Martino. Nell’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu, viene indicato come sepolto nel campo stesso. Aveva 22 anni.
Dal 18 settembre al 4 novembre 1915 la brigata Catanzaro fu schierata nella zona di guerra Sella di San Martino del Carso – pendici del San Michele e venne coinvolta nella Terza battaglia dell’Isonzo, che aveva come obiettivi la conquista di Gorizia, l’occupazione del monte Calvario e del monte San Michele. Il 21 ottobre la brigata si mosse verso il paese di San Martino e il 24 iniziò l’offensiva verso la Sella, con il sostegno della brigata Caltanisetta. Quando il territorio sembrava essere sotto il controllo italiano, si scatenò un devastante fuoco di artiglieria seguito dal contrattacco degli austro-ungarici che rioccuparono la zona costringendo le truppe italiane a ripiegare su tutta la linea. Fu in questa circostanza che Mullanu perse la vita.
In questa fase del conflitto, il 142° Reggimento registrò, tra gli ufficiali, 10 morti, 28 feriti e 2 dispersi, e tra gli uomini di truppa, 84 morti, 626 feriti e 11 dispersi.


Mura Giuseppe, figlio di Antonio (bracciante) e madre non indicata nell’atto di nascita, nacque a San Vito il 29 luglio 1875. Residente a Villaputzu.
Operaio nel distaccamento aviatori di Trappes.
Come indicato nell’atto di morte inviato al Comune di Villaputzu dal Governatorato di Parigi, morì il 5 maggio 1917 alle ore 4.00 nell’Ospedale militare “Domenico Larri” a Versailles, presumibilmente per malattia. Aveva 41 anni.
Con molta probabilità, Mura era un lavoratore civile militarizzato, uno dei tanti operai che con lo scoppio del conflitto vennero arruolati per lavorare nei cantieri presenti sul fronte di guerra. Dalla primavera del 1917 molti lavoratori vennero impiegati sul fronte francese a seguito della progressiva intensificazione dei rapporti economico-militari tra gli stati alleati.
Mura era un civile, per questo motivo il suo nome non compare nè sull’Albo d’oro, nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.


Murrau Luigi, figlio di Domenico (calzolaio) e Angelina Loi (massaia), nacque a Villaputzu il 16 febbraio 1898. Celibe.
Soldato del 67° Reggimento Fanteria (Brigata Palermo), 1^ Compagnia, matricola N. 16123.
Morì il 30 agosto 1917 alle ore 8.00 circa, alla Sella di Dol (fondo valle) sotto le pendici occidentali del monte San Gabriele (attualmente nel Comune di Nova Gorica), in seguito a “ferite multiple da schegge di granata per fatto di guerra“. Come dichiarato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villaputzu, il suo corpo rimase insepolto. Aveva solo 19 anni.
Dall’11 agosto al 14 settembre 1917 la Brigata Palermo venne schierata nei pressi del monte San Gabriele dove partecipò all’Undicesima battaglia dell’Isonzo. Il 30 agosto, giorno del decesso di Murrau, il 67° Reggimento era impegnato in violenti combattimenti che portarono alla conquista, con l’aiuto della Brigata Messina, del monte Veliki Hrib, una delle propaggini del massiccio montuoso del Monte San Gabriele (spesso indicato come quota 526).



Fonti principali:

  • Brigate di fanteria: riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info e foto panoramica dell Cimitero italiano di Salonicco: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini;
  • Info sul fronte macedone: sito web Storia e memoria di Bologna, di Paolo Antolini;
  • Per maggiori informazioni sugli operai borghesi: “Cantieri di guerra. Il lavoro dei civili nelle retrovie del fronte italiano (1915-1918)”, di Matteo Ermacora.
  • L’immagine della lapide di Melis è stata tratta dal sito http://www.nieobecni.com.pl/;
  • La foto della tomba di Maccioni è stata tratta dal libro: “Mortos in terra anzena” di Giuliano Chirra.


1915-18: Caduti di Villaputzu dalla A alla F

Intestazione comunicazioni Caduti

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Cognomi dalla A alla F:

Lapide commemorativa ai caduti
(foto di Silvia Seu)

Agus Emanuele, figlio di Serafino e Giuseppina Faa (massaia), nacque a Villaputzu il 1° dicembre 1897.
Soldato del 268° Reggimento fanteria (Brigata Caserta).
Morì il 4 settembre 1917 sul Carso, per ferite riportate in combattimento. Aveva 19 anni. Non sono state trovate informazioni circa la sua sepoltura.
Dalla metà di agosto e fino al 10 settembre 1917, la Brigata Caserta era dislocata nel settore compreso tra Kostanjevica (in italiano Castagnevizza) e Pod Korite. Il 4 settembre, giorno del decesso di Agus, il 268° Reggimento subì un durissimo attacco da parte degli austriaci riuscendo però a mantenere le posizioni. In questa sola giornata la Caserta perse 18 ufficiali e 435 uomini di truppa.


Airi Pietro -Pietrino nell’atto di nascita-, figlio di Giuseppe (contadino) e Francesca Cannas (massaia), nacque a Villaputzu il 12 settembre 1893. Celibe. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari).
Dichiarato disperso il 18 giugno 1916 sull’altipiano di Asiago, precisamente sul monte Castelgomberto, a seguito di un combattimento. Aveva 22 anni.
Dal 16 giugno al 2 luglio 1916 la Brigata Sassari fu impegnata nella riconquista del monte Fior (affidata al 151° Regg.) e di monte Castelgomberto (152° Regg.) passati sotto il controllo degli austriaci con la Strafexpedition. Il 18 giugno, giorno in cui Airi venne dichiarato disperso, gli attacchi della Sassari portarono alla conquista della linea q. 1548, vetta sud del Bosco Batta. Per le operazioni sul Carso nel luglio 1915, e sull’altopiano dei Sette Comuni nel giugno 1916, le bandiere dei due Reggimenti furono decorate di medaglia d’oro al valor militare. Dal 5 giugno al 1° settembre 1916, il 152° Reggimento registrò tra gli ufficiali 19 morti e 3 dispersi, e tra gli uomini di truppa 240 morti e 48 dispersi.


Atzeni Emanuele, figlio di Giuseppino (minatore) e Angelina Porcu (massaia), nacque a Villaputzu l’8 maggio 1896. Celibe.
Soldato della 656^ Compagnia mitraglieri Fiat, matricola 54707.
Morì il 21 agosto 1917 alle ore 14.10, come certificato dall’atto di morte, sul Dosso Faiti, nel Carso sloveno, precisamente nel luogo indicato come “dolina Milano” (durante il conflitto a ogni dolina veniva assegnato un nome specifico per distinguerla dalle altre). Causa della morte fu lo scoppio di una granata nemica di grosso calibro. Aveva 21 anni. Luogo della prima sepoltura fu “la dolina successiva a quella denominata Milano“, come attestato dal Cap. Magg. Vargiu.
Durante il conflitto, i reparti mitraglieri vennero integrati nei vari Reggimenti di fanteria. Nell’agosto del 1917 la 656^ Compagnia si trovava nel settore del dosso Faiti dove, assieme a varie brigate come la Tevere, la Perugia e la Piacenza, cercò di conquistare le trincee nemiche con una serie di violenti attacchi. Nonostante i progressi, le quote del Faiti non passarono mai saldamente sotto il controllo italiano. Gli uomini schierati su questa area vivevano in una situazione di costante pericolo: le doline carsiche erano sotto la continua osservazione degli austriaci che dominavano la zona dall’alto e il dosso Faiti era uno dei punti più avanzati del fronte, con molte quote circostanti controllate dal nemico.


Giuseppe Atzori

Atzori Giuseppe, figlio di Giovanni (minatore) e Regina Lussu (massaia), nacque a Villaputzu l’11 settembre 1890. Sposato il 30 aprile 1914 con Pietrina Massessi, vedovo. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Caporale maggiore del 234° Reggimento fanteria (Brigata Lario), matricola 34831.
Morì il 2 ottobre 1917 alle ore 22.00, come certificato dall’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nell’ospedale di guerra n. 5 (nel Comune di Schio, prov. di Vicenza), deceduto in seguito a “ferite riportate in combattimento“. Aveva 27 anni. Come luogo della prima sepoltura è indicato “Rocchi”, località del comune di Castelgomberto (VI).
Non conoscendo la data del ricovero, non possiamo sapere in che contesto Atzori rimase gravemente ferito. Sappiamo però che nei primi mesi del 1917, la Brigata Lario era schierata nella zona tra Gazzo, Gillalta, Marola e Camisano Vicentino (comuni vicini all’ospedale in cui avvenne il decesso) e che, dalla fine di marzo, i due reggimenti vennero prima trasferiti nel bresciano per poi essere dislocati, a partire da maggio, sul fronte carsico.


Estratto atto di morte di Cabras

Cabras Tomaso, figlio di Giorgio (contadino) e Agnete Porcu (massaia), nacque a Villaputzu il 26 maggio 1895. Celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 11^ Compagnia, matricola 20311.
Morì il 4 giugno 1916 alle ore 17.00 circa, come indicato nell’estratto dell’atto di morte trasmesso dal Ministero della Guerra, nella località Molino in Fontaniva (prov. Padova) “in seguito a ferita da proiettile con foro d’entrata nella regione temporo-mascellare destra e d’uscita nella regione temporo-auricolare sinistra con fuoriuscita massa cerebrale, -a scopo suicida-“. Aveva 21 anni. Come luogo di prima sepoltura viene indicato il cimitero comunale di Fontaniva.
Dalla lettura delle movimentazioni della Brigata Sassari, scopriamo che il 4 giugno era l’ultimo giorno di riposo dei due reggimenti che, a partire dal 5, sarebbero stati schierati in linea sul fronte di combattimento nell’altipiano dei Sette Comuni. Cabras si tolse la vita la sera prima di far ritorno in trincea. Due settimane dopo la sua morte, nello stesso altipiano sarebbe morto Pietro Airi, suo commilitone e compaesano.
Il nome di Cabras non compare nè sul monumento ai caduti del Comune di Villaputzu, nè sull’Albo d’Oro.


Camboni Antonio, figlio di Pietro (pastore) e Giuseppina Mocci (massaia), nacque a Villaputzu il 15 ottobre 1888 (secondo l’atto di nascita, la data sull’Albo d’oro è errata). Coniugato con Cesarina Seu il 20 aprile 1916. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di minatore.
Soldato del 231° Reggimento fanteria (Brigata Avellino).
Come indicato nell’atto di morte, la sua salma venne rinvenuta il 27 giugno 1917 nella località di Zagomila (oggi territorio sloveno), decesso avvenuto in seguito a “ferite per fatto d’armi“. Il 20 maggio venne erroneamente segnalato come ferito. Nella documentazione non viene comunicato il luogo della sua prima sepoltura. Aveva 28 anni.
La Brigata Avellino, a partire dal 14 maggio, iniziò l’offensiva sull’Isonzo con la scalata alla rocca di Zagomila riuscendo a occupare le trincee di Zagora e i fortini della rocca. I furiosi scontri per la conquista delle nuove posizioni e i continui contrattacchi da parte degli austriaci fecero registrare, in queste lunghe giornate di maggio, la perdita di 115 ufficiali e 2331 uomini di truppa. Tra questi vi era anche Camboni, il cui corpo venne recuperato solo un mese dopo.


Emanuele Casula

Casula Emanuele, figlio di Antonio (bracciante) e Marianna Marongiu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 settembre 1883. Coniugato il 14 ottobre 1904 con Francesca Cara. Rimasto vedovo, contrasse matrimonio con Gesuina Barberis il 16 ottobre 1916 in Tunisia.
Soldato del 31° Reggimento fanteria (Brigata Siena), matricola 8708.
Morì a 33 anni, il 15 febbraio 1917 a seguito dell’affondamento del piroscafo “Minas” colpito da due siluri lanciati dal sommergibile tedesco SM U-39 durante il tragitto Napoli – Salonicco. La nave, impiegata durante il conflitto per trasportare armi e truppe italiane, francesi e serbe in Macedonia, si inabissò a circa 160 miglia da Capo Matapan causando la morte di circa 870 passeggeri (numero approssimativo). Tra i 366 militari italiani deceduti, 76 erano sardi (di questi, 33 soldati del 31° Reggimento e 36 del 39° Reggimento). Nell’affondamento del “Minas”, morì anche un soldato di Muravera, Scalas Salvatore, appartenente al 39° Reggimento Brigata Bologna.
L’atto di scomparizione in mare, redatto dalla Capitaneria di porto del compartimento marittimo di Siracusa, venne trasmesso al Comune di Villaputzu solo nel 1926.


Estratto atto di morte di Codonesu

Codonesu Emanuele, figlio di Giovanni Efisio (calzolaio) e Giuseppina Murgioni (massaia), nacque a Villaputzu il 20 settembre 1886. Residente a Villasalto, celibe.
Caporale del 152° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 5^ Compagnia, matricola 26751.
L’estratto dell’atto di morte trasmesso al Comune di Villasalto indica che Codonesu mancò ai vivi l’11 novembre 1915 alle ore 21.20, nell’Ospedale di guerra n. 40 della C.R.I. -dislocato a San Giorgio di Nogaro (prov. Udine)-, morto in seguito a “ferite di guerra“. Luogo della prima sepoltura fu l’omonima cittadina. Oggi Codonesu riposa nel Tempio – Ossario di Udine, nella tomba N. 10.111 che riporta il cognome in modo errato, “Codomfi”. Aveva 29 anni. Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
La Brigata Sassari ebbe il suo battesimo del fuoco il 25 aprile 1915, in quella che fu definita la “Seconda battaglia dell’Isonzo”. Obiettivo dei Reggimenti era l’occupazione di Bosco Cappuccio, in mano austriaca, al fine di poter conquistare il vicino paese di San Martino del Carso. In questa prima fase la Brigata registrò la perdita di 32 ufficiali e 922 uomini di truppa. Dopo un periodo di riposo passato a Villa Vicentina (tra il 27 agosto e il 4 novembre), la Sassari rientrò in linea e il 10 novembre iniziò l’offensiva per la conquista delle trincee nella zona a Est di Castelnuovo del Carso e del monte San Michele (la “Quarta battaglia dell’Isonzo”). L’11 novembre venne avviato l’assalto per l’occupazione delle trincee “delle Frasche” e “dei Razzi”, che vennero conquistate rispettivamente il 13 e il 14 novembre. Nei feroci combattimenti avvenuti tra il 10 e il 16 novembre la Brigata perse 66 ufficiali e 1777 uomini di truppa. Anche se non conosciamo la data esatta del ricovero di Codonesu, possiamo però dedurre che sia stato ferito durante queste operazioni di guerra.


Comida Pietro, figlio di Agostino (bracciante) e Barbara Fanni (massaia), nacque a Villaputzu il 3 novembre 1898. Celibe.
Soldato del 256° Reggimento fanteria (Brigata Veneto).
Morì il 13 luglio 1919 alle ore 15.30 nella sua casa, in via San Giorgio a Villaputzu, per malattia contratta in trincea. Aveva 20 anni.
Il suo nome non compare nel monumento ai caduti del Comune di Villaputzu.
Costituita solo nel 1917, la Brigata Veneto venne decorata della Medaglia d’argento per le operazioni di guerra svolte sul monte Zebio e a Brestovizza, e per aver contribuito alla vittoriosa avanzata seguita al ripiegamento sul Piave. Il 256° Reggimento registrò in totale 12 morti, 34 feriti e 6 dispersi tra gli ufficiali, e 325 morti, 839 feriti e 497 dispersi tra gli uomini di truppa.


Aurelio Congiu

Congiu Aurelio, figlio di Giacomo e Giovanna Tamponi, nacque a San Vito il 28 ottobre 1883, residente a Villaputzu. Coniugato il 18 aprile 1914 con Chiarina Sanna, vedovo. Conseguì la laurea nella Facoltà di Medicina e Chirurgia di Cagliari nel novembre del 1910.
Tenente medico di complemento direzione di sanità militare del IX corpo d’armata, 6° Reggimento Alpini, Battaglione Alpini Bassano, 62^ Compagnia.
Morì il 10 giugno 1917 alle ore 16.40, nel primo giorno della “Battaglia del monte Ortigara”, sul monte omonimo nel comune di Enego (prov. di Vicenza), in seguito allo “scoppio di una bomba al ventre“. Aveva 33 anni. Nell’estratto di morte viene indicato come sepolto nelle pendici dell’Ortigara (luogo di prima sepoltura).
Congiu fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: “Con calma e fermezza mirabili, di propria iniziativa si recava, col suo posto di medicazione, in una nuova località, nonostante che l’unica strada da percorrere per raggiungerla fosse violentemente battuta dall’artiglieria nemica. Conscio del grave pericolo cui si esponeva, e animato soltanto da alto sentimento del dovere, mentre adempiva il proprio compito cadeva colpito a morte da una granata avversaria. -Passo dell’Agnella (monte Ortigara), 10 giugno 1917”.
Il Comune di Villaputzu gli ha intitolato una via.
Il Battaglione Alpini Bassano fu tra i protagonisti dell’offensiva sul monte Ortigara, situato nella zona dei Sette Comuni sull’altopiano di Asiago. La 62^ e 63^ Compagnia avviarono il primo sanguinoso assalto il 10 giugno 1917, con l’obiettivo di riconquistare i vasti territori persi durante l’offensiva austro-ungarica del maggio 1916. In questa sola giornata rimasero feriti o uccisi il comandante di battaglione e tutti i comandanti di compagnia.
Le perdite italiane registrate in questa azione di guerra, terminata il 29 giugno 1917, furono altissime: tra gli ufficiali si contarono 169 morti, 716 feriti, 98 dispersi e tra gli uomini di truppa 2.696 morti, 16.018 feriti e 5.502 dispersi.
La battaglia del monte Ortigara viene raccontata anche da Emilio Lussu nel suo capolavoro “Un anno sull’altipiano”.


Estratto atto di morte di Faa A.

Faa Antonio, figlio di Giovanni Efisio (minatore) e Giuseppina Pisanu (massaia), nacque a Villaputzu il 29 gennaio 1883. Coniugato il 16 novembre 1907 con Adelaide Boi. Prima della mobilitazione militare esercitava la professione di pastore.
Soldato del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 7^ Compagnia, matricola 14881.
Come indicato nell’atto di morte, morì il 16 giugno 1916 nel combattimento avvenuto a monte Fior (sull’altopiano di Asiago), in seguito a “ferite riportate in diverse parti del corpo per fatto di guerra“. Aveva 33 anni. Come luogo di prima sepoltura è indicato il monte omonimo. Due giorni prima era scomparso un altro suo compaesano, Pietro Airi, anch’egli appartenente alla Brigata Sassari e impegnato negli stessi fatti d’arme.


Sacrario militare Redipuglia (foto di Silvia Seu)

Follesa Genesio, figlio di Giovanni (proprietario) e Angelina Agus (massaia), nacque a Villaputzu il 30 maggio 1891. Celibe.
Caporale del 151° Reggimento fanteria (Brigata Sassari), 8^ Compagnia, matricola 35257.
L’estratto dell’atto di morte inviato dal Ministero della Guerra al Comune di Villaputzu riporta che Follesa morì il 25 dicembre 1915 alle ore 17.00 presso le case popolari di Perteole. Aveva 24 anni.
Nelle prime fasi del conflitto, un’epidemia di colera si diffuse rapidamente sul fronte isontino, favorita dalle condizioni di vita disumane e dalle precarie condizioni igieniche delle trincee. Divorati dalla dissenteria, dalla sete e dalla febbre, i più fortunati raggiungevano le vicine infermerie, gli altri morivano nelle trincee in mezzo ai compagni non ancora contagiati, bevendo acqua mista a fango e sporcizia.
Follesa fu ricoverato a Perteole, frazione di Ruda in provincia di Udine, in un ospedale ricavato da una fabbrica di amido, dove morì a causa della “gastroenterite colerica” contratta in trincea.
Il cimitero militare di Perteole, primo luogo di sepoltura di Follesa, venne dismesso nel 1935 quando tutte le salme furono traslate nel cimitero monumentale di Redipuglia, il più grande sacrario militare italiano che contiene le spoglie di 100.000 caduti della Grande Guerra.
Il cognome Follesa, però, a un primo sguardo sembrerebbe non essere presente nell’elenco delle vittime qui sepolte. Facendo ricerche più approfondite si è trovato invece il nominativo “Folese Giosuè”, caporale del 151° Reggimento, deceduto il 26.12.1915 e sepolto inizialmente nel cimitero militare di Perteole. Con tutta probabilità, tenendo conto delle informazioni presenti e dei frequenti errori di trascrizione, potrebbe trattarsi proprio di Genesio Follesa, che quindi, oggi, riposerebbe nel grande sacrario di Redipuglia, nella tomba N. 15.605 al gradone 8.

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Fonti principali:

  • Brigate di fanteria : riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918;
  • Atti di nascita, atti di morte e certificati di matrimonio;
  • Le foto dei combattenti sono tratte dall’immagine “Gruppo d’onore dei Caduti per la Patria ed ex combattenti” del Comune di Villaputzu;
  • Elenco nomi: L’Unione sarda, Eroi e Caduti Sardi 1915 – 1918;
  • Albo d’Oro, Ministero della Difesa;
  • “Statistica dei caduti, Albo d’Oro della Sardegna”, di Guido Rombi;
  • Info sul Dosso Faiti: sito web Storia e memoria di Bologna, di Giacomo Bollini.